Ci rivedremo quando saremo giovani

Trent’anni. E non sentirli. Non sentire che delle speranze di un tempo non è rimasto che il niente. Non sentire che dietro quei falsi idoli si nascondevano solo false idee, come fuochi di paglia accesi dietro maschere di cartapesta, per dare loro un brio, un brio che sarebbe durato poco più di un battito di ciglia prima di ridurli in cenere. E che dietro quelle maschere non c’erano attori ma solo scaltri burattinai. Ora che l’euforia dei quindici anni si è assopita, ora che nemmeno qualche spinello innaffiato dal vino di bassa qualità riesce a riaccendere i risolini isterici di quei tempi, ora che il sole è tramontato, ora che si spengono le luci e si avvicina la notte, cresce solo una grande angoscia. Ora che le luci si spengono, e le maschere si nascondono sotto la coltre della notte, non rimane che il niente. Il fuocherello si è spento al primo alito di vento. I burattinai sono andati via. Gli spinelli sono finiti. E allora rimane solo una cosa, il ricordo. Il ricordo dei giochi, il ricordo di qualche piccola emozione, il ricordo di quando si riusciva ancora a non pensarci, alla vita, agli anni che passano, alla delusione, a quel senso di fallimento che col tramonto li avrebbe invasi. Ora non rimane che ricordare. Che ricordare con rabbia.

pg970648020“Ricorda con rabbia” è una piece teatrale scritta da John Osborne e andata in scena per la prima volta nel 1956. Martedì 22 e mercoledì 23 febbraio è andata in scena a Pescara al Teatro Circus con la splendida interpretazione di Stefania Rocca e Daniele Russo. E ringraziamo la Società del Teatro e della Musica di Pescara per aver portato nella nostra provincia uno spettacolo di tale spessore.

La storia è quella di una giovane coppia che non riesce a realizzarsi e a ritrovarsi dopo il matrimonio. Per questo non rimane loro che la rabbia, una rabbia senza fine che esplode nei monologhi di Jimmy, il protagonista maschile, lanciati contro la bellissima moglie Allison, interpretata da Stefania Rocca, che rimette in se stessa, tra silenzi e sconforti, il dolore inesprimibile di essere donna senza riuscire ad esserlo fino in fondo. Un dramma che culmina nel delirio di Allison e nella rabbia sfrenata di Jimmy. Riusciranno a ritrovare la pace soltanto nell’eterna ripetizione di loro stessi.

Non riuscire ad essere diversi da quello che ci hanno sempre proposto, è questo il vero dramma dei protagonisti, di là dalle letture sociali e politiche che in molti hanno voluto leggere. “Ci avevano promesso un mondo migliore”, urla Jimmy nelle sue diatribe quotidiane, ma una vita sempre uguale, una quotidianeità spietata, li opprime fine allo sfinimento. È questo il vero dramma, quello di non essere riusciti a trovare una via alternativa alle ore e i minuti che si ripetono sempre uguali tra un rintocco e l’altro. “Folle, folle, impazzisci, almeno succede qualcosa”, urla Jimmy alla bellissima Allison, che non fa altro che stirare e rammendare, tutto il giorno, cullata dal ritmo delle musiche di Joy Division.

Avrebbero voluto spaccare il mondo, in realtà volevano essere semplicemente diversi dai loro genitori. Ma non hanno trovato la strada, e allora non è rimasta loro che una grande rabbia. E gli non è rimasto che ricordare con quella rabbia quei giochi di bambini che un tempo ancora potevano bastare. 

Ora a noi il compito di trovare quella strada diversa che l’essere umano ricerca da sempre, su quel famoso tram chiamato desiderio. Dentro la rabbia non c’è niente di originale. La rabbia può solo costringerci dentro la ripetizione ciclica della storia. E questo non può essere. Non può essere più.

René Art Novel

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