La fine di una storia

Non è sempre facile capire quand’è che finisce una storia. Le cose iniziano, poi vanno avanti. Poi qualcosa cambia. E i vestiti di un tempo diventano larghi, le situazioni di un tempo si fanno strette e soffocanti. Allora, bisogna cambiare contesto. Bisogna cercare un nuovo spazio.

È tutto il giorno che ci penso. Che faccio? Lo faccio? Io sono un po’ così, non muovo le gambe fin quando non ne sono convinta. Mia madre mi racconta sempre che da piccola ho imparato a camminare tardi. Non mi sentivo sicura. Però poi, una volta che mi sono messa in piedi, sono partita spedita come un treno. Finalmente certa, sulle mie piccole gambe.

Questo blog è nato più di un anno fa. La sua prima versione, voi che mi leggete ora, di sicuro non la conoscete. È stato il mio ex ragazzo a consigliarmi di aprirlo. Scrivevo articoli su artisti emergenti di Pescara e dintorni. Li inviavo a magazine vari ed eventuali. Ma non ero mai soddisfatta di come venivano impaginati, degli errori corretti, della tempistica in generale. E quindi lui, per non sentire più le mie lamentale, un pomeriggio d’inverno mi disse: apriti uno spazio tuo e falla finita!

E così ho aperto questo spazio, che prima era altrove ma presto mi sono trasferita, con tutti i miei articoli, qui su WordPress. Dunque ho iniziato, un anno e qualche mese fa, a pubblicare articoli su artisti emergenti abruzzesi, notizie su eventi a Pescara o Teramo. Ma, piano piano, la mia scrittura è diventata diversa.

Da qualche mese non vado più alla ricerca di artisti emergenti. Da diverso tempo non pubblico più notizie. O articoli che fanno riferimento a notizie. Questo spazio sta diventando, anzi è diventato, uno spazio mio. Uno spazio privato. Totalmente slegato dal progetto iniziale. Oramai, è tutta un’altra storia.

Nella vita capita di cambiare. Io mi sento diversa di mese in mese. Ma a volte capita che le cose di un tempo diventino inevitabilmente lontane e distanti rispetto alle cose di oggi, a tal punto che, la persona che ci è vicina, potrebbe addirittura non riconoscerci. E potrebbe non innamorarsi più di noi com’era un tempo. Potrebbe, addirittura, odiarci. A voi è mai capitato di leggere negli occhi della persona che amate l’odio più profondo? A me si, diverse volte. Ed è terribile. Ma diventare diversi, diventare più certi, a volte costringe le persone a dei periodi di insolente solitudine.

Io non riesco nemmeno a trovare le parole giuste questa sera per raccontarvela bene questa sensazione. Ma penso che quando una storia finisce le parole contano poco. Lo sappiamo e basta. Non temete, non smetterò di scrivere. Cercherò, di nuovo, un altro spazio. Uno spazio di totale anonimato, uno spazio dove nessuno potrà riconoscermi. Uno spazio dove la mia scrittura potrà essere finalmente libera di farsi leggere indipendentemente dal nome che l’accompagna. E dalla sua storia.

Io penso che tutte le persone che attraversano la tua vita, ti lasciano qualcosa di importante. E di bello. Ogni persona, ogni ferita, ogni saluto mancato, ogni cosa è importante perché ti fa diventare ciò che sei. In questo blog, c’è la storia della mia vita in questo ultimo anno e mezzo. Dai miei tentativi di fare un po’ di contro-informazione culturale, a tutti i bellissimi incontri con gli artisti emergenti – ed è stato bellissimo incontrare ognuno di loro anche quelli che non sono riuscita a conoscere fisicamente – per finire a queste ultime pagine di intensa poesia. Questo spazio è stato il mio posto segreto di questi ultimi mesi. Il posto dove venivo a riflettere e a ricucire piccole e grandi ferite, il posto dove incazzarmi quando c’era da incazzarsi, il posto dove rimettere a posto le idee. Ma adesso è arrivato il momento di trasferismi. Altrove. Con la mia piccola valigia, andare a cercare un altro posto. E inventare un nuovo personaggio, una maschera dove poter dipingere tutte quelle lacrime che per discrezione e orgoglio ogni giorno sono costretta a trattenere. Ma qui, che tutti voi sapete chi sono, la mia maschera si confonde col mio nome e questo non mi fa sentire sufficientemente libera.

Negli ultimi tempi, ho capito una cosa. Che quando una storia finisce, è bene dirselo in tempo. Ogni minuto trascorso ad aspettare che le cose cambieranno, sarà segnato sul conto del tuo orgoglio. Ogni minuto saranno giorni in cui pentirsi di non essere usciti dai giochi prima del calare della notte sul giorno. Questo blog, non è certo un gioco pericoloso. Ma voglio cercare altro, investire le mie energie in altro.

Forse, qualcuno tra voi riuscirà a trovarmi di nuovo. Forse, senza sapere che sono io, si innamorerà anche di questo nuovo personaggio. E magari gli piacerà più del vecchio. Io spero che qualcuno tra voi ci sarà. E, tra le altre cose, spero che nessuno ci rimanga male.

È possibile che qualche volta tornerò a scrivere anche qui. Chi può dirlo! Non sono mai stata tanto rigida da non ammettere la possibilità di qualche “ripassatina” quando ne vale la pena! Per quanto riguarda gli artisti emergenti, ci sono progetti in corso di elaborazione, sebbene siano scesi in scaletta rispetto ad altri impegni più urgenti, ma sicuramente tornerò a parlarne meglio di prima. Per tutto il resto… Leggetemi e rileggetemi, andate a ritroso e non fermatevi mai. Per me è un piacere. Tornerò anche io a rileggermi spesso. Lo farò con una lacrima e un sorriso. Con l’emozione enorme di quando si incontra di nuovo il primo amore. Ma di una cosa sono sicura: che non proverò nostalgia. Perché è arrivato il momento. Il mio momento di andare a cercare un posto completamente diverso.

René Art Novel

Ad ogni respiro

L’altra volta ho sentito di sfuggita una notizia al telegiornale su una ragazza indiana che è stata torturata a morte perché aveva intrapreso una relazione con un ragazzo che non apparteneva al suo ceto. Alla sua casta. Forse casta è la parola giusta. Il signore che stava con me mi ha guardata e mi ha detto: in quei posti si vive ancora come in Medioevo. Continua a leggere

Di te, di voi, di noi

A volte l’orgoglio diventa un’arma a doppio taglio. Spesso ti ferisce o ti porta a perire per troppo tempo di quel che avresti potuto fare e invece non hai fatto e poi chissà cosa ne sarebbe state. Di te, di voi, di noi. Insomma, tutte queste storie che di solito non ti fanno dormire di notte e ti riducono ad andare in giro come uno zombie di giorno. Ma poi le cose cambiano, arrivano nuove persone, situazioni diverse. Arriva qualcuno che ti fa sognare, qualcun altro che non ti fa dormire, tante persone che ti raccontano storie che ti distraggono e altre che ne tirano fuori certe di storie che proprio non ti ci fanno capire più niente. Continua a leggere

A caccia di refusi mi ritrovo a riscrivere di nuovo tutto da capo

Cari amici, miei cari lettori. Persone vicine e tante sconosciute. Vi scrivo felice e soddisfatta – anzi a dirla tutta poco felice e un po’ meno che soddisfatta – dopo aver trascorso ore e ore e ancora ore a scrivere. Anzi, più che scrivere a riscrivere ma per Petrarca la riscrittura era più importante della scrittura stessa e io sono d’accordo con lui. Continua a leggere

Un nuovo sole

La prima volta che ho ascoltato veramente i Pink Floyd è stato a Roma. La mia prima settimana a Roma. Ero a casa di un amico. Il disco sembrava essersi impallato perché per tutta la notte ha suonato gli stessi 5 pezzi. Difficile stufarsi dei Pink Floyd. Ma ogni volta che oggi mi capita di ascoltarli, ripenso a quella notte. Alla mia prima settimana a Roma. E ai dischi che si incastrano in un loop che sembra infinito e a un certo punto inizi ad aver paura che potrebbe andare avanti così per ore. Continua a leggere

Forse un giorno

Quando sogno un mondo migliore lo immagino senza guerre, senza ingiustizie e senza matrimoni. E non sono l’unica a sognarlo così. Soprattutto per quanto riguarda i matrimoni. Peccato che poi, la maggior parte della gente che come me non comprende la necessità delle unioni per sempre e incondizionatamente, è mossa dalla paura di entrare veramente in profondità in un rapporto. Continua a leggere

Fuochi d’artificio

C’è chi dice che il bello delle cose che non hanno un inizio è che poi non hanno nemmeno una fine. Io penso che la cosa più difficile, in ogni storia, è trovare un punto da cui iniziare per poi partire. Ma bisogna essere abbastanza liberi per iniziare a preparare le valigie. Partire con bagagli troppo pesanti è rischioso. Si rischia di non avere abbastanza spazio per riportare a casa uno di quei ricordi che si è soliti collezionare per non dimenticare mai. Continua a leggere

Quest’estate non abbandonate i vostri libri nel cassetto

Maria Stefania Musumeci

Maria Stefania Musumeci

Leggevo, su uno degli ultimi numeri della Domenica del Sole 24 ore, che il libro perfetto non esiste. È piuttosto un ideale che ogni scrittore – o ogni aspirante tale come nel mio caso – persegue nel corso della sua vita. Qualcosa che vorrebbe e nel cercare il quale arriva poi a scrivere tanti di quei libri che alla fine quel libro è lì, tra tutte quelle pagine. Qualcosa che non si può toccare con mano sebbene si possa sentire tanto bene tra una storia e l’altra raccontate nel corso di tutte quelle pagine. Continua a leggere

Dolly Mc

foto di Eric GImenez

foto di Eric GImenez

Una delle cose che più mi piace fare d’estate è correre in bici per il lungomare con nelle orecchie solo rap rigorosamente romantico. Sembra un controsenso, no? Se è rap, non può essere romantico. Tutti, infatti, si immaginano l’hip hop come qualcosa di duro e metallico, ragazzoni incattiviti con grosse catene appese al collo, pistole nascoste nelle giacche e poi tante parolacce e pacche sulle chiappe delle bellone da spiaggia. Continua a leggere

La presa a male del tempo che passa

Questa sera, tornando dal lavoro, sono passata di fronte a uno storico negozio d’aste. Mi ricordo che quando ero bambina ci passavamo sempre di fronte con i miei genitori quando andavamo a trovare mia nonna. E ogni volta io chiedevo a mia madre cos’era un’asta, e lei rispondeva: un posto dove va gente ricca a comprare cose belle. Continua a leggere

Na cosa seria

E questo invece ragazzi è un pensiero un attimino più serio.

Allora. Innanzitutto vi faccio un breve preambolo. Sto scrivendo “na cosa seria”. Per cosa seria intendo qualcosa che ha un inizio, uno svolgimento e una fine. Da sempre cerco di scrivere qualcosa di serio. A dirla da tutto il primo racconto l’ho scritto che avevo 8 anni. Continua a leggere